Abbiamo appreso che
siamo venuti da una evoluzione biologica e che siamo anche degli animali, ma
abbiamo occultato questo sapere. Lo si sa, ma lo si ignora. Operiamo un vero e
proprio black-out della nostra coscienza. Allo stesso tempo, non riusciamo a
sentire la nostra comunanza di origine di Homo cosiddetto sapiens. Ciò che voi
affermate su questa comunanza di origine è capitale. Gli umani non sentono a
sufficienza la sostanza comune che li lega e i problemi pressanti che devono
mobilitarli. In Terra-patria, ho
voluto evidenziare che esisteva una comunanza di destino fra tutti gli umani
perché essi condividono gli stessi pericoli vitali. Ma questo resta non
percepito. Infine, il nostro modo di conoscenza ci impedisce di concepire
insieme l'unità e la diversità umane. Oppure, si percepisce l'unità umana, e si
dimentica la diversità delle culture; o, ancora, si percepisce la diversità
delle culture senza comprendere l'unità umana. Tuttavia è ciò che ci
permetterebbe di sviluppare una coscienza planetaria, una coscienza umana
legata al pianeta pur riconoscendo le singolarità culturali e nazionali. È
vitale sviluppare questa coscienza planetaria, così come di mettere radici
nella Terra. Perché la nostra Terra non è soltanto una cosa fisica. È una
realtà geo-psico-bio-umana.
Certo, bisogna essere
capaci di distinguere questi diversi aspetti, ma bisogna saperli collegare. Il
pensiero complesso che io difendo parte dal latino complexus, che vuol dire
"ciò che è tessuto insieme", al fine di operare una tensione
permanente tra l'aspirazione a un sapere non parcellare, non compartimentato,
non riduttivo, e il riconoscimento dell'incompiutezza e dell'incompletezza di
ogni conoscenza.
Edgar
Morin L'anno I dell'era Ecologica
- La Terra dipende dall'uomo che dipende
dalla Terra - Armando, Roma, 2007