mercoledì 28 novembre 2012

Le "cadute del vivere"

Oltre alle cose e volti insondabili che erompono quotidianamente dal vivere, e la cui bellezza ed evanescenza desideravo appassionatamente fermare, mi ero accorta che esistevano alcune proprietà o cadute del vivere, la cui natura era altrettanto insondabile.
Una di queste, per esempio, era la immensità e sonnolenza e pace dello spazio. Tale esperienza avevo fatto in Libia, tra i nove e i tredici anni, forse: come la natura, sabbia e cielo, conosca immobilità ed estensione, nell'immobilità, di sogno.
Ma poi, varcando il mare per rientrare in Italia, durante un viaggio di due giorni, mi colpì in modo intenso il duplice moto risultante dalla nave che solca l'acqua azzurra, e dall'acqua azzurra che, pur non essendo più la medesima di un attimo prima, si presenta come la medesima. II medesimo luogo, pensavo, non vuol dire dunque l'identico tempo e situazione. Questo doppio scorrere del meccanismo — vita e luo­go nel meccanismo tempo — fu per me un'ombra. La nave correva correva, e io sempre a guardare lo stesso mare, e intanto la situazione della nave era altra: in luogo apparentemente uguale ma diverso; e quello di prima, il luogo di ieri, era irrevocabilmente sparito.
Cosi, c'era questo problema del tempo — delle dimensioni e i luoghi dove le cose passavano. Cosi, le cose passavano! E irrevocabilmente, sembrava. Perciò tutto quanto accadeva, se la sua parte seconda era il non esistere più, era cosa illusoria. Questa qualità del tempo, di formare le cose per poi cancellarle, agì in modo profondo sulla mia mente, insieme alle forme, e di continuo mi si proponeva come un enigma. Il tempo si consumava: che ne era delle forme espresse da ogni tempo?

lunedì 26 novembre 2012

Vocabolario filosofico: Amore





«La giusta maniera di procedere da sé o di essere condotti da un altro nelle cose d’amore è questa: prendendo le mosse dalle cose belle di quaggiù, al fine di raggiungere il Bello, salire sempre di più, come procedendo per gradini, da un solo corpo bello a due, e da due a tutti i corpi belli, e da tutti i corpi belli alle belle attività umane, e da queste alle belle conoscenze, e dalle conoscenze procedere fino a che non si pervenga a quella conoscenza che è conoscenza di null’altro se non del Bello stesso, e così, giungendo al termine, conoscere ciò che è bello in sé» (Platone, Simposio, in Platone, Tutti gli scritti, Bompiani, Milano 2000, p. 518 - 211b-c).

Luogo comune del pensiero occidentale, l’amore ha visto, nel corso dei secoli, mutare sensibilmente il proprio significato. La mitologia greca ne fece un dio, Eros: raffigurato come un fanciullo alato, con gli occhi bendati e munito di arco, faretra e frecce, Eros era solito trafiggere il cuore delle sue vittime; esse, colpite dal suo strale, venivano irrimediabilmente avvinte dall’amorosa fiamma, dalla quale neppure gli dei potevano rendersi immuni. Nel tardo paganesimo Eros fu spesso rappresentato in relazione amorosa con Psiche, forse a testimoniare l’anelito dell’anima umana a ricongiungersi con il simbolo della bellezza immortale. Col Cristianesimo divenne invece comando universale devoluto alla costruzione di una comunità di soli fratelli.

Pur variamente inteso nel corso storico, l’amore è stato spesso posto tra i fondamenti dell’etica in quasi tutte le grandi filosofie. Come fuoco ispiratore dell’animo umano, è stato altresì oggetto dei tentativi più disparati di concretarne l’essenza secondo le molteplici forme della cultura. Attraverso una ricognizione filosofica che attraverserà alcune delle teorie più affascinanti della Storia del pensiero, ne verranno tematizzate alcune forme precipue.

Il corso prevede un insieme di quattro lezioni, ciascuna di due ore di giovedì dalle 18,30 alle 20,30 nei giorni 6 e 13 dicembre 2012 e 10 e 17 gennaio 2013, in cui il docente interagirà con i partecipanti invitandoli a esprimere anche i propri pensieri e le proprie teorie in merito agli argomenti trattati. La prima lezione sarà, quindi giovedì 6 dicembre.




Vita Nomade


Ho perso varie cose a Buenos Aires. Per la fretta o la sfortuna,
nessuno sa dove siano andate a finire. Me ne sono andato con qualche vestito ed
una manciata di fogli.
Non mi lamento. Con tante persone perdute, piangere per le cose sarebbe come
mancare di rispetto al dolore.
Vita nomade. Le cose mi accompagnano e se ne vanno. Le ho di notte, le perdo di
giorno. Non sono prigioniero delle cose; loro non decidono nulla.
Quando mi sono separato da Graciela, ho lasciato la casa di Montevideo intatta.
Là sono rimaste le conchiglie cubane e le spade cinesi, gli arazzi del Guatemala, i
dischi e i libri e tutto il resto. Portarmi via qualcosa sarebbe stata una truffa.
Tutto ciò era suo, tempo condiviso, tempo a cui sono grato; e me ne sono andato
alla ventura, verso l’ignoto, pulito e senza pesi.
La memoria conserverà ciò che ne sarà degno. La memoria sa di me più di
quanto ne sappia io; e lei non perde ciò che merita di essere salvato.
Febbre delle mie viscere: le città e la gente, staccatesi dalla memoria, navigano
verso di me: terra dove sono nato, figli che ho avuto, uomini e donne che mi
hanno accresciuto l’anima.

Eduardo Galeano, Giorni e notti d’amore e di guerra, 1998 Sperling & Kupfer

giovedì 22 novembre 2012

Contatto


La prontezza con cui gli altri si scusano se ci toccano involontariamente, la tensione con cui attendiamo quella giustificazione, la reazione violenta e a volte aggressiva se essa non giunge, il disgusto e l’odio che proviamo per il «malfattore» – anche se non possiamo essere affatto certi che sia stato lui –tutto questo groviglio di reazioni psichiche intorno all’essere toccati da qualcosa di estraneo, nella loro labilità e suscettibilità estreme, ci conferma che si tratta qui di qualcosa di molto profondo, sempre desto e sempre insidioso: di qualcosa che non lascia più l’uomo da quando egli ha stabilito i confini della sua stessa persona. Anche il sonno, durante il quale le difese sono molto minori, può essere disturbato fin troppo facilmente da un timore di questo tipo. Solo nella massa l’uomo può essere liberato dal timore d’essere toccato.

Elias Canetti, Massa e potere, traduzione di Furio Jesi, Milano, Adelphi 1981

venerdì 16 novembre 2012

Il resto tutto bene



Cioè. Voglio dire. Nella misura in cui. Una sorta di…
A ciascun periodo il suo intercalare. Le parole che si infilano in ogni incontro, in ogni intermezzo, in ogni conversazione.
Pensavo – ascoltando le voci di Radio Tre - che questo fosse il periodo di “una sorta di…”. E non a caso: siamo in una fase dove su ogni fronte è difficile definire e precisare. All’esattezza dunque ci si avvicina per approssimazioni progressive, per passi successivi e somiglianze che si svelano a poco a poco.
Mi sbagliavo. L’intercalare che si sta imponendo è un altro: “il resto tutto bene”.
Due si incontrano:
– Come va? – chiede uno.
– Il resto tutto bene! – risponde l’altro.
Ma che razza di risposta è?
In situazioni e città diverse, più volte ho sentito negli ultimi giorni questo scambio di battute. All’inizio non avevo capito. Convinto di essermi perso la parte iniziale della risposta. Invece no, la risposta è proprio quella: “il resto tutto bene!”.
È evidente che chi risponde ha un problema. Un peso che sta portando. Una difficoltà contro la quale sta sbattendo la testa. Però, il macigno lo si salta a piè pari. Lo si segna come assente. Forse perché è simile a quello di tutti (la crisi?, il lavoro?, il futuro?) e non vale la pena di parlarne. O, forse, perché è così scavato dentro ciascuno da non essere dicibile. Almeno di questi tempi frettolosi.
Comunque ora, nel salutarsi, si è presa questa abitudine. Il resto tutto bene.
Di quel che resta, del resto, si tace.

giovedì 15 novembre 2012

Clessidra filosofica di novembre.

Lunedì 19 novembre dalle 20,30 - Il tema del mese è "Marciando"

Continuano gli incontri "rizomatici" senza pubblico allo Spazio dell'Anima.

Per partecipare prenota via mail
(info@spazidellanima.it ) la tua partecipazione all’evento e anticipa in poche righe la natura del tuo intervento
.

Clessidra è' un'idea di Silvana Kuhtz e Mariarosa Pappalettera (www.poesiainazione.it) che si realizza con successo a Bari ormai da due anni. Sulla base del tema del mese, ogni partecipante sceglie il “testo” di un grande autore da proporre a tutti gli altri: potrà essere costituito da parole, immagini, suoni, scene di film, brani musicali, canzoni, movimento di corpi ed esperienza dei sensi e anche processo del fare.

Per saperne di più:
http://www.bottegafilosofica.it/Home/Programma-A.A.-2012-13/Clessidra-filosofica/Clessidra-filosofica-di-novembre.-Il-tema-del-mese-e-Marciando-/#sthash.LrgJ2h3Y.dpuf

martedì 13 novembre 2012

Domande


Bisogna, alle cose,
lasciare la propria quieta, indisturbata evoluzione
che viene dal loro interno
e che da niente può essere forzata o accelerata.
Tutto è: portare a compimento la gestazione – e poi dare alla luce …

Maturare come un albero
che non forza i suoi succhi
e tranquillo se ne sta nelle tempeste
di primavera, e non teme che non possa arrivare l’estate.

Eccome se arriva!
Ma arriva soltanto per chi è paziente
e vive come se davanti avesse l’eternità,
spensierato, tranquillo e aperto …

Bisogna avere pazienza
verso le irresolutezze del cuore
e cercare di amare le domande stesse
come stanze chiuse a chiave e come libri
che sono scritti in una lingua che proprio non sappiamo.

Si tratta di vivere ogni cosa.
Quando si vivono le domande,
forse, piano piano, si finisce,
senza accorgersene,
col vivere dentro alle risposte
celate in un giorno che non sappiamo.

Pazienza di Rainer Maria Rilke (1903)

martedì 6 novembre 2012

George Gray

Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.


Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.

Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.

Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio
è una barca che anela al mare eppure lo teme.


Da Edgar Lee Masters Antologia di Spoon River, traduzione di Fernanda Pivano, Einaudi

sabato 3 novembre 2012

Formiche


Guardiamo una formica che avanza faticosamente su una spiaggia solcata dal vento e dalle onde. Va diritta, poi gira a destra per scalare più agevolmente una ripida duna, aggira un ciottolo, si ferma un momento per scambiare informazioni con una consorella. Così, tra interruzioni e deviazioni, trova la strada di casa. (…) Perché non va direttamente dal punto di partenza alla destinazione voluta? (…)
 
Si ha un'idea di massima del luogo in cui si trova la meta, ma non si possono prevedere tutti gli ostacoli che ci dividono da essa. E' necessario quindi adattare più volte il comportamento alle difficoltà incontrate e spesso aggirare ostacoli altrimenti insuperabili. Gli orizzonti sono molto limitati, quindi si deve affrontare ogni ostacolo nel momento in cui lo si incontra, tentare diverse vie per attraversarlo e aggirarlo, senza preoccuparsi troppo degli ostacoli futuri. E' facile incappare in una serie di giri inutili.


H. A. Simon, Le scienze dell'artificiale, Il Mulino, Bologna, 1988