lunedì 27 giugno 2011

La spada, l'albero, la pietra e l'acqua

Mordicchia la pipa il vecchio Antonio. Mordicchia le parole e dà loro forma e senso. Parla il vecchio Antonio, la pioggia si ferma ad ascoltare e l'acqua e l'oscurità riposano. "I nostri avi più grandi dovettero affrontare lo straniero  che venne a conquistare queste terre. Venne lo straniero ad imporci un altro modo, un'altra parola, un'altra fede e un'altra giustizia. Era la sua giustizia adatta ad arricchirsi depredandoci. Era l'oro il suo dio. Era la superiorità la sua fede. Era la menzogna la sua parola. Era la crudeltà il suo modo.  I nostri, i più grandi guerrieri, lo affrontarono, grandi battaglie ebbero luogo fra i nativi di queste terre per difendere la terra dalla mano dello straniero.

Ma grande era anche la forza che muoveva la mano straniera. I grandi e buoni guerrieri caddero, combattendo e morirono. Le battaglie proseguivano, pochi ormai erano i guerrieri, e donne e bambini prendevano le armi di coloro che cadevano. Allora si riunirono i più saggi degli avi e si raccontarono la storia della spada, dell'albero, della pietra e dell'acqua.

Si raccontarono che nei tempi più antichi, lassù sulle montagne, si riunirono le cose che gli uomini avevano per lavorare e difendersi. Gli dei stavano da soli come era loro abitudine, cioè erano addormentati perché allora erano molto oziosi gli dei, che non erano gli dei più grandi, quelli che fecero il mondo, i primi. Stavano l'uomo e la donna consumandosi nel corpo e crescendo nel cuore in un angolo dell' alba. La notte stava in silenzio. Stava zitta perché sapeva che poco le restava.

Allora parlò la spada. "Era una spada così" s'interrompe il vecchio Antonio e impugna un gran machete a doppia lama. La luce del fuoco manda bagliori, appena un istante, poi l'oscurità. Prosegue il vecchio Antonio: Allora parlò la spada e disse: 'Io sono la più' forte e posso distruggervi tutti.La mia lama taglia e do potere a chi mi impugna e morte a chi mi affronta'. 'Menzogna!' disse l'albero. 'Io sono il più' forte, ho resistito al vento e alla più' aspra tempesta.' Combatterono la spada e l'albero. Forte e ostinato si fece l'albero e affronto' la spada.La spada colpì e colpì finche non arrivò a tagliare il tronco e abbattè l'albero.'Io sono la più' forte' tornò a dire la spada.'Menzogna!' disse la pietra.'Io sono la più' forte poiché sono dura e antica, sono pesante e piena'.E combatterono la spada e la pietra. Dura e salda si fece la pietra e affrontò la spada. La spada colpì e colpì e non riuscì a distruggere la pietra, ma la ridusse in molti pezzi. La spada rimase senza filo e la pietra tutta spezzata. 'E' un pareggio !' dissero la spada e la pietra, ed entrambe piansero sull'inutilità del loro combattimento.

Nel frattempo l'acqua del ruscello non guardava il combattimento e non diceva nulla. La spada la guardò e disse: 'Tu sei la più debole di tutti! Non puoi fare nulla a nessuno. Io sono più forte di te!' E la spada si lanciò con gran forza contro l'acqua del ruscello. Si sollevò un gran clamore e un frastuono, si spaventarono i pesci e l'acqua non fece resistenza al colpo della spada. Poco a poco, senza dir nulla, l'acqua tornò a prendere la sua forma, ad avvolgere la spada e a seguire il suo cammino verso il fiume che l'avrebbe portata alla grande acqua che gli dei crearono per spegnere la sete che avevano. Passò il tempo e la spada nell'acqua iniziò a diventare vecchia e arrugginita, perse il filo e i pesci le si avvicinavano senza paura e si burlavano di lei. Con gran pena la spada si allontanò dall'acqua del ruscello. Ormai senza filo e logorata si lamentò:"Sono più forte di lei, ma non posso arrecarle danno e lei, senza combattere, mi ha vinto'. Trascorse l'alba e venne il sole a far alzare l'uomo e la donna che si erano stancati insieme per farsi nuovi. L'uomo e la donna trovarono la spada in un angolo oscuro, la pietra fatta a pezzi, l'albero abbattuto e l'acqua del ruscello che cantava. Gli avi terminarono di raccontarsi la storia della  spada, dell'albero, della pietra e dell'acqua e si dissero: 'Ci sono volte in cui dobbiamo combattere come fossimo spada che affronta l'animale, ci sono volte in cui dobbiamo combattere come albero che affronta la tempesta, ci sono volte in cui dobbiamo combattere come pietra che affronta il tempo. Ma ci sono volte in cui dobbiamo combattere come l'acqua che affronta la spada, l'albero e la pietra. Questa è l'ora di farci acqua e di seguire il nostro cammino fino al fiume che ci porti alla grande acqua dove spengono la loro sete i grandi  dei, quelli che crearono il mondo, i primi ' Così fecero i nostri avi" dice il vecchio Antonio. "Resistettero come l'acqua resiste ai colpi più fieri.

Giunse lo straniero con la sua forza, spaventò i deboli, credette di vincere e col tempo diventò vecchio e arrugginito. Finì da estraneo in un angolo pieno di pena e senza capire perché, se aveva vinto, si sentiva perduto"
Il vecchio Antonio torna ad accendere la pipa e la legna del focolare e aggiunge: "Fu così che i nostri più grandi e saggi avi vinsero la grande guerra con lo straniero. Lo straniero se ne andò. Noi siamo qui, come l'acqua del ruscello continuiamo a camminare verso il fiume che dovrà portarci alla grande acqua dove spengono  la loro sete gli Dei più grandi, quelli che crearono il mondo, i primi".

Se ne andò l'alba con essa il vecchio Antonio.Io seguii il cammino del sole verso occidente, camminando sul bordo di un ruscello fino al fiume. Di fronte allo specchio, fra il sole dell'aurora e il sole del tramonto c'è la tenera carezza del sole di mezzanotte.
Un sollievo che è ferita. Un' acqua che è sete. Un incontro che continua ad essere ricerca...
Come la spada del vecchio Antonio, l'offensiva governativa di febbraio entrò senza alcuna difficoltà nelle terre zapatiste.Potente, abbagliante, con stupenda impugnatura la spada del Potere colpì il territorio zapatista. Come la spada del racconto del vecchio Antonio, fece gran rumore e strepito, come quella spaventò alcuni pesci. Come nel racconto del vecchio Antonio, il suo colpo fu grande, forte...e inutile. Come la spada del racconto del vecchio Antonio, continua a stare nell'acqua, arrugginisce e invecchia.

E l'acqua? Continua il suo cammino, circonda la spada e, senza farci caso, arriva fino al fiume che dovrà portarla fino alla grande acqua dove spengono la loro sete gli Dei più grandi, quelli che crearono il mondo, i primi.

Subcomandante Marcos "La spada, l'albero, la pietra e l'acqua" Giunti, Firenze, 2000

giovedì 23 giugno 2011

Lettera al professore

Caro professore,

da quando mi ha accompagnato sulla soglia della vita, mi sono avviato dritto per il cammino da lei indicato.

E non soltanto. Dovunque arrivassi, ho ritenuto mio dovere indirizzare anche altre persone su tale strada. Ora mi trovo tra i cannibali. Ho parlato loro della vita e dell'arte, così come noi le concepiamo, ponendo l'accento sulla cosa più importante: la libertà.

L'immagine dell'uomo libero è piaciuta ai cannibali, che hanno mangiato il loro capo. Poi mi hanno nominato capo tribù.

Mi scriva cosa devo fare adesso.

Il suo affezionato allievo.



Ivan Kulekov Senza titolo Biblioteca del Vascello, Roma 1991

martedì 21 giugno 2011

Vi sono, a voler semplificare, due tipi di uomini e, parallelamente, due tipi di scrittori. La prima categoria, senza dubbio la maggioranza, ritiene che la vita sia la sola e unica realtà disponibile. Una persona di questo tipo, se diventa scrittore, riprodurrà questa realtà nei suoi più minuti particolari: vi darà una conversazione in una camera da letto, una scena di battaglia, il tessuto di una tappezzeria, odori e rumori, con una precisione tale da rivaleggiare con i vostri sensi e con le lenti della vostra macchina fotografica; da rivaleggiare forse con la realtà stessa. Quando si chiude un suo libro, è come se fosse finito un film: le luci si accendono, e voi uscite in strada soddisfatti, pieni di ammirazione per il Technicolor e per la recitazione di questo o quel divo, di cui magari cercherete poi di imitare l’accento o il portamento.

La seconda categoria, la minoranza, percepisce la propria vita, e la vita di chiunque altro, come una provetta per l’analisi di certe qualità umane, la cui resistenza alle sollecitazioni più estreme è determinante per accettare l’una e l’altra versione, quella ecclesiastica o quella antropologica, dell’apparizione della specie. Come scrittore, un uomo simile non sarà molto generoso di particolari; invece vi descriverà gli stati e i sussulti della psiche dei suoi personaggi con un tale accanimento che voi vi congratulerete di non averlo conosciuto di persona. Quando si chiude il libro, è come se ci si svegliasse con una faccia cambiata.

Iosif Brodskij, Il canto del pendolo, Milano, Adelphi

lunedì 20 giugno 2011

Il 22 giugno alle 21,00 allo Spazio dell'anima il primo incontro di Filosofia in Giardino. Riflessioni tra privato e pubblico. Il tema sarà: Potere.

Il 22 giugno alle 21,00 allo Spazio dell'anima il primo incontro di Filosofia in Giardino. Riflessioni tra privato e pubblico. Il tema sarà: Potere.



Potere: per la fisica è 'energia' e 'forza'; la logica parla di 'causa' e di 'necessità' e la psicologia di 'dinamica'. Se ne parla invece esplicitamente con riferimento alla politica e alla religione. Oggi se ne parla sempre di più in relazione alle dimensioni economiche e finanziarie. Nella Garzantina di Filosofia, alla voce potere si legge "termine designante il possesso, da parte di un soggetto individuale o collettivo, della capacità di raggiungere i propri fini in una sfera specifica della vita sociale, nonostante la volontà contraria di altri". Relativamente a questo concetto,  si sono affermate idee semplici e luoghi comuni come "il denaro è potere" oppure "la conoscenza è potere" oppure ancora "l'informazione è potere" ...... Al termine 'potere', quindi, fanno riferimento fasci di idee di natura molto diversa che oscillano tra la dimensione individuale e quella collettiva,  tra il riconoscere capacità e abilità e rivendicare/attribuire uno status, tra quello che sentiamo noi stessi e quello che ci dicono gli altri..... Che cos'è il potere? Vogliamo indagare le principali idee che il termine include in sé, vogliamo smuovere le sedimentazioni di pensiero, specialmente le idee che ci sembrano più semplici e condivisibili, vogliamo creare nuovi dubbi e illuminare di nuova luce un concetto sul quale tutti abbiamo certamente un nostro pensiero.

Comunque

A un francese hanno regalato un divano, quattro sedie e una poltrona. Il francese si siede sulla sedia vicino alla finestra, ma gli vien voglia di coricarsi sul divano. Si corica sul divano, ha già voglia di sedersi sulla poltrona. Si alza dal divano e si siede sulla poltrona, come un re, ma nella testa i pensieri sono già che sulla poltrona è troppo sontuoso. Meglio qualcosa di più semplice, la sedia. Si sposta verso la sedia vicino alla finestra, solo non si siede su questa sedia, perché vicino alla finestra tira un po’ d’aria. Si siede sulla sedia vicino alla stufa e sente che è stanco. Allora il francese decide di coricarsi sul divano e di riposarsi, ma senza essere arrivato al divano gira da una parte e si siede sulla poltrona. – Qui sì che si sta bene! – dice il francese, e poi subito aggiunge: – Però sul divano, secondo me è meglio.

Daniil Charms, Disastri, Marcos y Marcos

giovedì 16 giugno 2011

Filosofia in giardino. Ciclo di incontri estivi allo Spazio dell'Anima



Tra la stagione appena conclusa e quella che deve iniziare abbiamo ideato un ciclo di incontri aperti a tutti  per fare inseieme un'esperienza di dialogo e partecipazione


Vogliamo indagare le principali idee e  smuovere le sedimentazioni di pensiero che ricoprono specialmente le idee che ci sembrano più semplici e condivisibili, vogliamo creare nuovi dubbi e illuminare di nuova luce concetti  su cui tutti abbiamo certamente un nostro pensiero.

giovedì 9 giugno 2011

Le cose si possono fare

Il giovane tenente di un piccolo distaccamento ungherese nelle Alpi inviò un'unità di ricognizione nella desolata terra di ghiaccio.

Immediatamente prese a nevicare e continuò per due giorni; l'unità non tornava. Il tenente soffriva, temendo di aver spedito i suoi uomini incontro alla morte. Ma il terzo giorno l'unità rientrò. Dove erano stati? Come avevano ritrovato la strada?

Sì - dissero - ci consideravamo persi e aspettavamo la fine. Ma poi uno di noi trovò in tasca una mappa. Questo ci tranquillizzò. Ci accampammo, lasciammo passare la tempesta di neve, e poi con l'aiuto della mappa riuscimmo ad orientarci. Ed eccoci qui.

Il tenente chiese in prestito questa straordinaria mappa e la esaminò attentamente. Scoprì con gran stupore che non si trattava di una mappa delle Alpi, ma dei Pirenei.



K. Weick, Senso e significato nell'organizzazione, Raffaello Cortina, Milano, 1997.

Ed ecco la conclusione di Weick, che non riguarda solo i manager: "I manager continuano a dimenticare che il loro successo si spiega sulla base a quello che fanno, non di quello che progettano. Continuano a dar credito alla cosa sbagliata - il progetto - e una volta compiuto questo errore, passano più tempo a progettare che non ad agire, salvo stupirsi quando l'accresciuta progettazione non migliora nulla"



martedì 7 giugno 2011

Il sublime nelle piccole cose

Se ora voglio esaminare con più attenzione uno dei tipi particolari della pietra, allora la perfezione della sua forma, il fatto che io possa afferrarlo e rigirarlo in mano, mi portano a scegliere il ciottolo.

Il ciottolo è esattamente, d'altra parte, la pietra nell'epoca in cui comincia per essa l'età della persona, dell'individuo, cioè della parola.
Paragonato al banco roccioso da cui deriva direttamente, il ciottolo è la pietra già frammentata e levigata in un grandissimo numero di individui quasi uguali. 

Paragonato alla ghiaia, per il posto in cui lo si trova, per il fatto che anche l'uomo non è solito farne un uso pratico, si può dire che esso è la pietra ancora selvaggia, o per lo meno domestica. Dato che per pochi giorni ancora è senza significato in ogni campo pratico del mondo, approfittiamo delle sue virtù.

Da Il Ciottolo di F. Ponge in  Il partito preso delle cose, Einaudi, 1979; traduzione, Jacqueline Risset

mercoledì 1 giugno 2011

Sublime

E un’altra cosa che diceva, in un’intervista: «C’è molta gente che trova la realtà banale e pensa che le opere d’arte siano più belle. Una volta andavo al Louvre e i quadri mi davano sempre l’impressione del sublime. Adesso vado al Louvre, e non posso fare a meno di guardare la gente che guarda le opere d’arte. Il sublime per me adesso sta nelle facce di quelli che guardano».


Gianni Celati, Conversazioni del Vento Volatore, Macerata, Quodlibet Compagnia Extra 2011



La casa editrice Quodlibet si conferma una delle realtà più interessanti tra le piccole realtà editoriali italiane. Nella collana Compagnia Extra ha già pubblicato i primi due volumetti dei Costumi degli italiani di Gianni Celati:Un eroe moderno (2008) e Il benessere arriva in casa Pucci (2008). In attesa del terzo volumetto, porta in libreria una raccolta di testi dello stesso Celati, dal titolo Conversazioni del vento volatore. Il volume raccoglie vari scritti sulla letteratura, sul vivere, su come gli è andata la vita, sul prendere appunti, sul fare documentari, sulla fantasia, sullo scrivere novelle e sul riscriverle eccetera. Nati da interviste o colloqui, di cui mantengono la freschezza e la vivacità della voce che parla e racconta, dicono cose che raramente si sentono. Mai banali, sempre leggermente controcorrente, in polemica col mondo d’oggi, col quale Celati fa fatica a convivere e nel quale non si ritrova. Forse questo mondo andrebbe spazzato da un gran vento che lo pulisca dai furbi: andrebbe «defurbizzato», come diceva Cesare Zavattini. (pubblicato su  Libero il 31 maggio 2011)
http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/conversazioni_vento_volatore_gianni_celati310511.html