venerdì 28 dicembre 2012

Che cosa è la civiltà


L'uso del termine civiltà richiede un approfondimento. Secondo le ipotesi degli archeologi e degli storici la civiltà implica un'organizzazione politica e religiosa di tipo gerarchico, un'economia bellica, una stratificazione sociale e una divisione complessa del lavoro.

Questo modello è infatti tipico delle società androcratiche (dominate dall'uomo) come quella indoeuropea, ma non si applica alle culture ginocentriche (centrate intorno alla donna e alla madre) descritte in questo libro. La civiltà fiorita nell'antica Europa fra il 6500 a.C. e il 3500 a.C., e a Creta fino al 1450 a.C., ha goduto di un lungo periodo pacifico senza interruzioni, dimostrando di poter garantire una qualità della vita superiore a molte società androcratiche e classiste.

Io contesto la tesi che la civiltà si associ esclusivamente a società guerriere androcratiche.

Il principio su cui si fonda ogni civiltà si trova al livello della sua creatività artistica, nei suoi progressi estetici, nella produzione di valori non materiali e nella garanzia della libertà individuale che rendono significativa e piacevole la vita di tutti i cittadini, nel quadro di un equilibrio di potere equamente ripartito tra i sessi. Il Neolitico europeo non è stato un tempo "prima della civiltà" (per riecheggiare il titolo di un'opera sull'età del rame e sul Neolitico di cui è autore Colin Renfrew: Before Civilization, Cambridge University Press 1973 [edizione italiana: L'Europa della preistoria, Laterza 1996, ndt]). È stato invece una vera e propria civiltà nella migliore accezione del termine. Nel Quinto millennio a.C. e al principio del Quarto, poco prima della fine di questa civiltà nell'Europa centro-orientale, gli antichi europei vantavano città con notevoli concentrazioni demografiche, templi alti diversi piani, una scrittura sacra, case spaziose di quattro o cinque stanze, ceramisti professionali, tessitori, metallurgisti specializzati nella lavorazione dell'oro e del rame e artigiani che producevano un'ampia gamma di beni sofisticati. Esisteva una rete fiorente di vie commerciali su cui transitavano merci come ossidiana, conchiglie, marmo, rame e sale percorrendo migliaia di chilometri.

Tutto questo non è spuntato fuori ex nihilo. A due passi da qui, nella città di Çatal Hüyük in Anatolia, sorgeva una moltitudine di templi decorati con dipinti murari di straordinaria varietà e raffinatezza che precedono di un migliaio di anni l'architettura, la pittura parietale, la scultura e la raffinata arte ceramica apparsi poi in Europa. Prima di Çatal Hüyük ci sono stati tre millenni di transizione evolutiva verso l'agricoltura e una civiltà con uno stile di vita di tipo stanziale. L'ampia varietà del simbolismo religioso fiorito in Anatolia centrale e nell'antica Europa è parte integrante di un'evoluzione ininterrotta avviata ai tempi del Paleolitico superiore.

Considerare l'economia di guerra un fattore connaturato alla condizione umana è un'ipotesi priva di fondamento. La belligeranza diffusa e la costruzione di siti fortificati sono state effettivamente il pane quotidiano della maggioranza dei nostri antenati diretti a partire dall'età del Bronzo fino ai giorni nostri. Tuttavia, nel Paleolitico e nel Neolitico la situazione era ben diversa. Non esistono rappresentazioni di armi (usate contro gli esseri umani) nei dipinti delle caverne paleolitiche, né vi sono resti di strumenti bellici usati dagli uomini per colpire loro simili nel Neolitico dell'antica Europa. Dei circa centocinquanta dipinti sopravvissuti a Çatal Hüyük non ve n'è uno che rappresenti una scena di conflitto o di lotta, né di guerra o di tortura.

I siti dei villaggi dell'antica Europa non si distinguono per posizione difensiva, ma sono scelti per adeguata collocazione, disponibilità idrica, qualità del terreno e possibilità di pascolo per gli animali. Gli arroccamenti in altura in luoghi inaccessibili sono sconosciuti all'antica Europa, così come pugnali, lance e alabarde. I villaggi neolitici sono talvolta circondati da fossi, ma raramente da palizzate o mura di contenimento in pietra. Bastioni in muratura e altre strutture difensive appaiono soltanto nei siti del tardo Neolitico e dell'età del rame, quando si prendono misure per proteggere i villaggi dalle intrusioni di nuove genti. Questi cambiamenti si manifestano nell'Europa centrale soltanto verso la fine del Quinto e l'inizio del Quarto millennio a.C.

Anche il ruolo centrale della religione è significativo in tale contesto. Le precedenti opere sull'Europa neolitica privilegiano argomenti come l'habitat, l'utensileria, la ceramica, il commercio e i problemi ambientali, considerando la spiritualità "irrilevante". Si tratta di un'omissione incomprensibile poiché la vita secolare e sacra in quell'epoca erano una sola cosa inscindibile. Ignorando gli aspetti religiosi perdiamo di vista la totalità di questa cultura. Gli archeologi non potranno restare per sempre scienziati legati al dato quantitativo, trascurando l'approccio multidisciplinare. La collaborazione di varie discipline - archeologia, mitologia, linguistica e storiografia - offre la possibilità di calarsi sia nella realtà spirituale che in quella materiale delle culture preistoriche. Infatti struttura sociale e religiosa in età neolitica si intrecciano, essendo una riflesso dell'altra.

 
Marija Gimbutas La civiltà della dea Vol. 1 Nuovi Equilibri, Viterbo, 2012

mercoledì 19 dicembre 2012

Limiti

Ma come diceva Boileau: «Cacciate il naturale, tornerà al galoppo», cacciate i limiti fisici, torneranno al galoppo. Cacciare l'idea che ci sono dei limiti alla biosfera significa distruggere la biosfera, e in un futuro non lontano distruggere la specie umana.
I limiti della biosfera sono a loro volta fondati sui limiti del pianeta, non dobbiamo dimenticarlo, ci conviene non dimenticare che gli esseri umani hanno i piedi sulla Terra, nella sostanza terrestre, anche se hanno la testa rivolta verso il cielo.
Augustin Berque, Les Limites de l'écoumène
Citato in: Serge Latouche Limite, Bollati Boringhieri, Torino, 2012

lunedì 17 dicembre 2012

Vuoto


Alla scuola elementare di scrittura emiliana, ieri sera, il compito era raccontare una foto, e a sentire raccontare le foto degli allievi, mi è venuto da guardare le foto che avevo sul mio cellulare, e le ultime erano:

1) un cartello in quattro lingue che dice:
-      Frigobar gratuito
-      Complimentary minibar
-      Minibar gratuit
-      Kostenlose minibar.

2) quel frigobar, vuoto.

3) una scritta sul muro che dice Basta fatti, vogliamo promesse, in rosso, con la falce e martello in basso a destra, il muro è molto bello, in via Balbi, a Genova.

4) un cartello pubblicitario del super enalotto con una ragazza che ride e una scritta che dice Oggi il jackpot è: 00.000 €. L’ho fatta stamattina davanti a un’edicola di Reggio Emilia

5) davanti a quell’edicola ho fotografato anche un espositore di libri, di quelli di ferro, arrugginito, e in alto c’è una scritta gialla, su fondo blu, che dice Vallardi e sotto, in bianco, su fondo rosso, Tutte le lingue del mondo, e sotto, in nero, sullo stesso fondo rosso Dizionari tascabili, e l’espositore è vuoto, non c’è neanche un dizionario.

E quello che fotografo io, ho pensato stasera, è il vuoto, io fotografo promesse, non fatti, e non me ne accorgo neanche.



Paolo Nori dal blog www.paolonori.it

venerdì 14 dicembre 2012

Clessidra Filosofica lunedì' 17 dicembre

Clessidra filosofica di dicembre. Il tema del mese è "Terra".






il 17 dicembre 2012 dalle 21,00 alle 23,00. Dalle 20,30 allo Spazio dell'anima, via Carlo Denina 72


Per partecipare prenota via mail
(info@spazidellanima.it ) la tua partecipazione all’evento e anticipa in poche righe la natura del tuo intervento
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Ragni?


Quanti ragni sono morti, stecchiti, aspettando le mosche succulente che svolazzavano vicino, vicinissimo a loro, e tuttavia non abbastanza vicino, e alla fine sono caduti, grigi, leggeri, delicati, ragni che la vita non ha preservato, e che avrebbe preservato così com'erano: brutti, sgradevoli, volgari.

Henri Michaux, Passaggi, Adelphi, Milano 2012

martedì 11 dicembre 2012

L'essenza della vita

Lo scetticismo da parte della Chiesa nei confronti delle forme di preghiera contemplativa si è conservato fino ai giorni nostri. Addirittura gli scienziati sono più interessati all’argomento rispetto agli uomini di Chiesa, tanto che G. Zukav può scrivere: “Non ci sarà da meravigliarsi se nel XXI secolo tra i seminari di fisica si terranno anche dei seminari sulla meditazione”
Ecco perchè non c’è da meravigliarsi che coloro che cercano un cammino verso l’esperienza transpersonale abbandonino le chiese, e che in tal modo la mistica lasci il cristianesimo.
Non è un segreto che molti abbandonino la Chiesa anche perché non riescono più ad accettare affermazioni teologiche assolutizzate. La domanda sul senso della vita non trova più una risposta teorica soddisfacente, neanche da parte della religione.
La nostra vita acquista un senso solo nel profondo del nostro essere, quando cogliamo un sentore divino.

Willigis Jager, L'ESSENZA DELLA VITA  Il risveglio della consapevolezza nel cammino spirituale. Edizioni LP La Parola, 2007

giovedì 6 dicembre 2012

Quello che lega

Quello che lega i volti e i luoghi, gesti, particolari, frasi riportate o inventate da Zavattini, sembra essere collegato da questo ‘sentire comune’, un’armonia che non è una formula sentimentale romantica o nostalgica, ma è il sentirsi parte di una comunità, essendo tutti e tutto costruttori della comunità stessa, dei suoi valori, delle sue atrocità e bellezze.

Questo sentimento mi ricorda un po’ le cantate di Bach, composizioni settimanali del musicista, scritte per la gente del villaggio, che ogni domenica venivano suonate e cantate nella chiesa.

Ma rivedendo il lavoro di Strand e Zavattini, mi sembra non si possano coltivare nostalgie di nessun tipo, perché la modernità e la freschezza dell’opera rimangono inalterate e, caso mai, ci resta soltanto la constatazione dolorosa che la loro rimane una grande opera sulla coralità del mondo, della quale ci hanno dato l’ultimo realistico affresco, perché di lì a poco tutto questo si sarebbe dissolto, frantumato. Zavattini, la famiglia Lusetti, Hazel e Paul Strand, il sellaio, il farmacista, i bambini, la Dosolina, costruiscono la lunga strada narrativa dove ai lati si snodano cappelli di paglia, la segnaletica del Touring Club, filari e paracarri, Garibaldi dipinto sul muro e i glicini, che non sono inerti fondali per meravigliose nature morte, ma assumono il rilievo attonito della semplicità e del mistero delle cose della vita degli uomini.


Luigi Ghirri, Come un canto della terra,  in Paolo Costantini, Luigi Ghirri, Strand. Luzzara. Con 71 fotografie di Hazel Kingsbury Strand sul paese di Cesare Zavattini, Milano, CLUP 1980