L'uso del termine civiltà richiede
un approfondimento. Secondo le ipotesi degli archeologi e degli storici la
civiltà implica un'organizzazione politica e religiosa di tipo gerarchico,
un'economia bellica, una stratificazione sociale e una divisione complessa del
lavoro.
Questo modello è infatti tipico delle
società androcratiche (dominate dall'uomo) come quella indoeuropea, ma non si
applica alle culture ginocentriche (centrate intorno alla donna e alla madre)
descritte in questo libro. La civiltà fiorita nell'antica Europa fra il 6500
a.C. e il 3500 a.C., e a Creta fino al 1450 a.C., ha goduto di un lungo periodo
pacifico senza interruzioni, dimostrando di poter garantire una qualità della
vita superiore a molte società androcratiche e classiste.
Io contesto la tesi che la civiltà si
associ esclusivamente a società guerriere androcratiche.
Il principio su cui si fonda ogni civiltà
si trova al livello della sua creatività artistica, nei suoi progressi
estetici, nella produzione di valori non materiali e nella garanzia della
libertà individuale che rendono significativa e piacevole la vita di tutti i
cittadini, nel quadro di un equilibrio di potere equamente ripartito tra i
sessi. Il Neolitico europeo non è stato un tempo "prima della
civiltà" (per riecheggiare il titolo di un'opera sull'età del rame e sul
Neolitico di cui è autore Colin Renfrew: Before Civilization, Cambridge
University Press 1973 [edizione italiana: L'Europa della preistoria, Laterza
1996, ndt]). È stato invece una vera e propria civiltà nella migliore accezione
del termine. Nel Quinto millennio a.C. e al principio del Quarto, poco prima
della fine di questa civiltà nell'Europa centro-orientale, gli antichi europei
vantavano città con notevoli concentrazioni demografiche, templi alti diversi
piani, una scrittura sacra, case spaziose di quattro o cinque stanze, ceramisti
professionali, tessitori, metallurgisti specializzati nella lavorazione
dell'oro e del rame e artigiani che producevano un'ampia gamma di beni
sofisticati. Esisteva una rete fiorente di vie commerciali su cui transitavano
merci come ossidiana, conchiglie, marmo, rame e sale percorrendo migliaia di
chilometri.
Tutto questo non è spuntato fuori ex
nihilo. A due passi da qui, nella città di Çatal Hüyük in Anatolia, sorgeva
una moltitudine di templi decorati con dipinti murari di straordinaria varietà
e raffinatezza che precedono di un migliaio di anni l'architettura, la pittura
parietale, la scultura e la raffinata arte ceramica apparsi poi in Europa.
Prima di Çatal Hüyük ci sono stati tre millenni di transizione evolutiva verso
l'agricoltura e una civiltà con uno stile di vita di tipo stanziale. L'ampia
varietà del simbolismo religioso fiorito in Anatolia centrale e nell'antica
Europa è parte integrante di un'evoluzione ininterrotta avviata ai tempi del Paleolitico
superiore.
Considerare l'economia di guerra un fattore
connaturato alla condizione umana è un'ipotesi priva di fondamento. La
belligeranza diffusa e la costruzione di siti fortificati sono state
effettivamente il pane quotidiano della maggioranza dei nostri antenati diretti
a partire dall'età del Bronzo fino ai giorni nostri. Tuttavia, nel Paleolitico
e nel Neolitico la situazione era ben diversa. Non esistono rappresentazioni di
armi (usate contro gli esseri umani) nei dipinti delle caverne paleolitiche, né
vi sono resti di strumenti bellici usati dagli uomini per colpire loro simili
nel Neolitico dell'antica Europa. Dei circa centocinquanta dipinti
sopravvissuti a Çatal Hüyük non ve n'è uno che rappresenti una scena di
conflitto o di lotta, né di guerra o di tortura.
I siti dei villaggi dell'antica Europa non
si distinguono per posizione difensiva, ma sono scelti per adeguata
collocazione, disponibilità idrica, qualità del terreno e possibilità di
pascolo per gli animali. Gli arroccamenti in altura in luoghi inaccessibili
sono sconosciuti all'antica Europa, così come pugnali, lance e alabarde. I
villaggi neolitici sono talvolta circondati da fossi, ma raramente da palizzate
o mura di contenimento in pietra. Bastioni in muratura e altre strutture
difensive appaiono soltanto nei siti del tardo Neolitico e dell'età del rame,
quando si prendono misure per proteggere i villaggi dalle intrusioni di nuove
genti. Questi cambiamenti si manifestano nell'Europa centrale soltanto verso la
fine del Quinto e l'inizio del Quarto millennio a.C.
Anche il ruolo centrale della religione è
significativo in tale contesto. Le precedenti opere sull'Europa neolitica
privilegiano argomenti come l'habitat, l'utensileria, la ceramica, il commercio
e i problemi ambientali, considerando la spiritualità "irrilevante".
Si tratta di un'omissione incomprensibile poiché la vita secolare e sacra in
quell'epoca erano una sola cosa inscindibile. Ignorando gli aspetti religiosi
perdiamo di vista la totalità di questa cultura. Gli archeologi non potranno
restare per sempre scienziati legati al dato quantitativo, trascurando
l'approccio multidisciplinare. La collaborazione di varie discipline -
archeologia, mitologia, linguistica e storiografia - offre la possibilità di
calarsi sia nella realtà spirituale che in quella materiale delle culture
preistoriche. Infatti struttura sociale e religiosa in età neolitica si
intrecciano, essendo una riflesso dell'altra.
Marija Gimbutas La civiltà della dea Vol. 1 Nuovi Equilibri, Viterbo, 2012