mercoledì 4 marzo 2015

Diogene il Cinico, descritto da Diogene Laerzio


Interrogato in qual luogo dell'Ellade avesse visto uomini buoni, rispose: «Uomini buoni in nessun luogo, ragazzi buoni a Sparta». Una volta poiché nessuno badava ad un suo discorso serio, cominciò a trillare come un uccello. Convennero molte persone ed egli le rimproverò perché a sentir le ciarle erano venuti di buona lena, ma a sentir cose serie nessuno si era affrettato. Diceva che gli uomini gareggiano nel darsi stoccate a vicenda e nello spararsi calci l'un con l'altro, ma nessuno gareggia per diventare buono e nobile d'animo.

Si stupiva dei critici che andavano alla ricerca dei mali di Odisseo e ignoravano i propri, nonché dei musici, perché armonizzavano le corde della lira senza curarsi di ottenere l'armonia della loro anima. Si meravigliava dei matematici che guardavano al sole e alla luna e non vedevano la realtà sotto gli occhi, degli oratori che s’indaffaravano a predicare il giusto senza mai attuarlo, e dei retori che parlavano male degli avari, ma in realtà amavano il danaro all’esagerazione. Condannava anche coloro che, pur lodando i giusti perché erano al di sopra delle ricchezze, invidiavano tuttavia gli uomini molto ricchi. Lo muovevano a sdegno anche i sacrifici agli déi per la salute perché durante lo stesso sacrificio si banchettava a danno della salute”

http://laertius.daphnet.org/texts/Laertius/VI,27it