Ho perso varie cose a Buenos Aires. Per la fretta o la sfortuna,
nessuno sa dove siano andate a finire. Me ne sono andato con qualche vestito ed
una manciata di fogli.
Non mi lamento. Con tante persone perdute, piangere per le cose sarebbe come
mancare di rispetto al dolore.
Vita nomade. Le cose mi accompagnano e se ne vanno. Le ho di notte, le perdo di
giorno. Non sono prigioniero delle cose; loro non decidono nulla.
Quando mi sono separato da Graciela, ho lasciato la casa di Montevideo intatta.
Là sono rimaste le conchiglie cubane e le spade cinesi, gli arazzi del Guatemala, i
dischi e i libri e tutto il resto. Portarmi via qualcosa sarebbe stata una truffa.
Tutto ciò era suo, tempo condiviso, tempo a cui sono grato; e me ne sono andato
alla ventura, verso l’ignoto, pulito e senza pesi.
La memoria conserverà ciò che ne sarà degno. La memoria sa di me più di
quanto ne sappia io; e lei non perde ciò che merita di essere salvato.
Febbre delle mie viscere: le città e la gente, staccatesi dalla memoria, navigano
verso di me: terra dove sono nato, figli che ho avuto, uomini e donne che mi
hanno accresciuto l’anima.
Eduardo Galeano, Giorni e notti d’amore e di guerra, 1998 Sperling & Kupfer