Se non temessi di scomodare i paradigmi eminenti del metodo, nel tentativo di dare una dignità non pertinente alla vicenda dimessa dello studio quotidiano, direi che la ricerca è, in prima battuta, una lettura di testi che lascia andare le cose quasi per proprio conto, come un girare delle sfere che non trova la propria regola se non alla fine, quando tutto si è messo a posto (il che è poi, almeno in parte, un inganno, perché vuol dire che si è trovato il modo di far tornare i conti in un discorso che all'inizio sembrava senza dimensione).
Il punto di partenza di questa avventura del senso, l'unico ancoraggio possibile, è la biblioteca, cui sempre si ritorna. Da questo punto di vista si è come il personaggio mitico che ritraeva forza dal toccare terra; la biblioteca è la terra del ricercatore: essa ridà forza, ridà idee, è l'umanità convenuta per servirti, per darti una mano. Solenne e domestica, la biblioteca sta a metà fra un tempio e una cucina.