venerdì 18 maggio 2012

Ascoltare con l'anima

Ascoltate la musica con l’anima.
Non sentite un essere interiore che vi si risveglia dentro?
È per lui che la testa si alza, le braccia si sollevano.

Isadora Duncan



Certo, non occorreva la musica più eccelsa per le favole del balletto classico, ma per esprimere la religione, la morte, la passione o l’eroismo, Bach, Chopin, o Beethoven erano indispensabili: tramite loro le angosce o le certezze potevano “prendere corpo”, e questo corpo glielo dava Isadora Duncan.

Da questo corpo, perché lasciasse passare il messaggio, bisognava alla fine sprigionare il movimento; liberarlo dai modelli classici, dalle regole prefissate, perché potesse esprimere tutte le emozioni umane. Bisognava che questo movimento invadesse tutto il corpo e non solo le gambe.

A Isadora Duncan non piaceva né la formazione della danza classica né quella della ginnastica svedese, perché, diceva, lo sviluppo del corpo o di un determinato movimento è fine a se stesso. Anche nell’allenamento alla danza, prima con la ginnastica che prepara il corpo ad obbedire a qualunque comando, poi con la danza stessa, nessun esercizio deve essere astratto dal significato vitale dello spirito che lo anima: nessun esercizio, diceva, deve essere solo un mezzo per arrivare a un fine, ma un fine in sé, fine che era quello di fare ogni giorno della vita un’opera completa e felice.

Lo sforzo principale era uno sforzo di spogliamento: perché l’espressione raggiunga il massimo di intensità bisogna epurarla da tutto ciò che è aneddotico e individuale. È così che le opere delle arti plastiche raggiungono la monumentalità e irradiano al di là del quotidiano i grandi simboli della vita.

da Roger Garaudy, Danzare la vita, Cittadella 1999