La terza concentrazione (*) è l’assenza di scopo, apranita. Se non abbiamo preoccupazioni o ansie siamo liberi di goderci ogni attimo della nostra vita: senza tentare, senza fare grandi sforzi, semplicemente esistendo: che gioia!
Questo sembra contraddire la nostra usuale modalità operativa: ce la mettiamo tutta per raggiungere la felicità, lottiamo per raggiungere la pace.
Forse però i veri ostacoli che impediscono di raggiungere la felicità e di promuovere la pace sono proprio i nostri sforzi, le nostre lotte, le nostre attività finalizzate.
L’abbiamo provato tutti: cerchiamo una risposta e poi quando ci rilassiamo completamente ecco che la risposta arriva da sola. Quella è “assenza di scopo” Siamo felici di respirare, beviamo il tè, sorridiamo in presenza mentale, camminiamo in consapevolezza, ed ecco che le intuizioni profonde arrivano, la comprensione si mostra spontaneamente. L’assenza di scopo è una pratica meravigliosa.
L’abbiamo provato tutti: cerchiamo una risposta e poi quando ci rilassiamo completamente ecco che la risposta arriva da sola. Quella è “assenza di scopo” Siamo felici di respirare, beviamo il tè, sorridiamo in presenza mentale, camminiamo in consapevolezza, ed ecco che le intuizioni profonde arrivano, la comprensione si mostra spontaneamente. L’assenza di scopo è una pratica meravigliosa.
E’ così piacevole, così rasserenante! Sono convinto che gli scienziati abbiano bisogno di questa pratica almeno quanto i meditanti, per sbloccare la mente, per potersi aprire a possibilità che si trovano completamente al di fuori della loro immaginazione. Molte scoperte scientifiche sono nate proprio sul terreno dell’assenza di scopo, perché quando non ci si fissa sulla meta finale si hanno più opportunità di arrivare ad una intuizione profonda nuova e inattesa.
Da: Thich Nath Hanh – Camminando con il Buddha – ed. Mondadori 2009
(*) Ci sono differenti “concentrazioni” o samadhi. Un samadhi non è una dottrina, non è un tentativo di descrivere la verità: è un mezzo abile che aiuta a raggiungere la verità. E’ come il dito che indica la luna. La luna è così bella! Il dito non è la luna; se punto il dito e dico “Amico caro quella è la luna” e tu mi prendi il dito e dici “”Ah, dunque è questa la luna!” non hai colto la luna: ti sei lasciato prendere dal mio dito e non riesci a vedere la luna. Il Dharma del Buddha è il dito, non la luna. La prima concentrazione è quella sulla vacuità. (…) La seconda concentrazione riguarda l’assenza di segno, animitta. (…) La terza concentrazione è l’assenza di scopo, apranita.