"Amatemi grande, amatemi bello, amatemi diverso!" Per quanto mi riguarda, ho sempre voluto e addirittura preteso di essere amata come sono — per ciò che sono — perché sono. Non per ciò che, secondo voi, potrei, dovrei, avrei dovuto essere. Che si ami me e non l'essere ideale e falso partorito dalla fantasia di un poeta di terz'ordine e dell'ultima ora che può essere così folle d'amore solo se non è poeta nato, pensatore nato. Ho sempre preferito essere fotografata, riflessa, ripetuta, maltrattata da quell'indifferente che è l'obiettivo, piuttosto che ritratta — cioè ben trattata, idealizzata, animata, da un pittore di cui non sono neanche sicura che abbia un'anima, e che spesso è solo una mano mossa da una sola — sempre la stessa — mania.
Non trattatemi peggio di quanto la natura abbia fatto — e di quanto lo specchio non faccia — è tutto quello che, in piena umiltà, io chiedo al pittore e all'amante. "Ogni volto non è che un punto di partenza." Giusto, ma avete un'idea della mia (della sua) direzione? Di quello che sarebbe realmente stato di me, di dove sarei realmente arrivata, se... Riuscite a seguirmi — voi che mi volete superare per indicarmi la direzione giusta? Un grande maestro può creare l'ideale: ciò che doveva essere, la realtà in potenza. Alta realtà. Gli altri, i petits-maîtres dell'arte e dell'amore, possono fare (dipingere, amare) soltanto dal vero. E voi — voi fate me, se potete.
Ho sempre preferito essere conosciuta e odiata piuttosto che inventata e amata. Fissatemi con tutta la forza del vostro sguardo, oppure andate a ‘creare' una donna qualunque, la vicina di casa, che potrà esservi solo riconoscente e si riconoscerà in ognuno dei vostri `ritratti' perché lei — lei non si conosce, per il semplice motivo che in lei non c'è nulla da conoscere. È il nulla che si presta a tutte le forme. Quanto a me, sono già creata, ed è stato Dio a crearmi. È sufficiente un'unica creazione. È sufficiente quel Creatore.
Io mi identificherei unicamente nell'amore di chi mi avesse scelta fra tutte le creature passate, presenti, future, maschili, femminili — creature dell'acqua, del fuoco, dell'aria, della terra, del cielo. E fra tutte le altre ancora, giacché esistono altri pianeti!
Così sono io. Se vi do pena — perdonatemi di essere.
Marina Cvetaeva da “ Le Notti Fiorentine” a cura di. Serena Vitale, Voland Roma 2011