giovedì 28 novembre 2013

Milano e l'Italia (rileggere la storia)


La nazione italiana esiste dal medioevo, precede addirittura il formarsi della nazione tedesca, francese, spagnola, britannica. La lingua parlata oggi in Italia assomiglia a quella di Dante come nessuna lingua europea assomiglia al suo progenitore del XIII o XIV secolo. E ha secoli di storia non solo la nazione, ma anche la coscienza di essa da parte degli spiriti più illuminati: basta rileggere Dante, Petrarca, poi Machiavelli.

La peculiarità della storia italiana non è la nascita recente della nazione, è la combinazione di una nazione precoce e di uno Stato tardivo; è il fatto che per tanti secoli si sia avuta l'una senza l'altro e che l'assenza dello Stato unitario non abbia impedito la presenza della nazione.



La Lombardia è la regione più ricca dell'Italia; di questa, Milano è considerata la capitale economica e si considera la capitale morale. Erano 'milanesi', di nascita o di adozione, alcuni degli spiriti più illuminati del Sette e Ottocento: Romagnosi e Manzoni, Casati e Cattaneo, Verdi e Rosmini. Nello stesso tempo, la Lombardia è l'unica regione della penisola che, allorché si fece l'unità d'Italia, non era da secoli sede di uno Stato indipendente. Torino, Napoli, Venezia, Firenze, Roma erano capitali, Milano no. Essere capitale significa possedere e sviluppare nel territorio circostante una cultura e una coscienza dello Stato, ospitare istituzioni politiche e amministrative, formare classi dirigenti pubbliche e – per i privati – interagire con esse.

Forse per questi motivi, l'atteggiamento di Milano verso lo Stato è da tempo ambivalente: nostalgia e desiderio di Stato, ma anche senso di estraneità e visione immatura della sua funzione. L'impegno civico si è rivolto più alle istituzioni municipali o regionali che a quelle nazionali. L'insofferenza per le carenze dello Stato, per l'inefficienza della sua amministrazione si è tradotta non in impegno riformatore, ma in ostilità allo Stato stesso o addirittura nell'idea semplicistica che 'se al volante ci fossimo noi' (noi milanesi, noi imprenditori) la macchina dello Stato allora sì che funzionerebbe. 

Per il vero, le tre 'marce su Roma' partite da Milano nel secolo passato per mettere un leader politico 'decisionista' alla guida del Paese hanno avuto effetti piuttosto distruttivi che costruttivi per lo Stato. L'affermarsi del federalismo come tema di dibattito nazionale e la sua iscrizione nel programma di riforme della Repubblica sono stati finora una grande occasione mancata per le élites del Nord. Il federalismo era per la classe dirigente e imprenditoriale milanese una via naturale per assumere la guida di un'azione di riforma e rafforzamento dello Stato e della nazione, e per esercitare una responsabilità nazionale. Poteva rianimare la grande tradizione di Carlo Cattaneo, saldarsi col disegno di una federazione europea, trasformarsi in un vero progetto di riforma dello Stato nazionale, promuovere un impegno delle classi dirigenti meridionali coerente con gli ingenti trasferimenti dal Nord di risorse operati dalla politica meridionalistica.

Invece, il federalismo è divenuto la parola d'ordine di una formazione politica abile ma rozza, che fa appello senza alcuno scrupolo, incoraggiandoli, agli atteggiamenti anti-Stato, anti-nazione, xenofobi, tribali della parte più incolta di alcune regioni del Nord, particolarmente quelle prive di storia e tradizione di tipo statuale. Le patologie dell'Italia come Stato e l'atteggiamento verso lo Stato della sua città più ricca, più evoluta e più aperta internazionalmente, sono due fenomeni complementari. 

Le influenze negative sono andate nei due sensi e invece di correggersi vicendevolmente si sono purtroppo rafforzate l'una con l'altra. È perciò del tutto impensabile che lo Stato italiano possa guarire dei suoi mali senza il contributo determinante di Milano.

Tommaso Padoa Schioppa

da una lettera del  settembre 2009 a Franco Continolo (Associazione Impresa Domani), citata in Franco Continolo - Milano "clef d'Italie" - Il rapporto di Milano con lo Stato - Edizione Lampi di stampa, Milano, 2012