giovedì 20 giugno 2013

La memoria del corpo


Un uomo che dorme tiene in cerchio attorno a sé il filo delle ore, l’ordine degli anni e dei mondi. Svegliandosi, li consulta istintivamente e vi legge in un attimo il punto della terra che occupa […]. 

Il fatto è che, quando mi svegliavo in quello stato, mentre il mio spirito si agitava per cercare, senza riuscirci, di sapere dove fossi, tutto, le case, i paesi, gli anni, girava intorno a me nel buio. […] Il mio corpo, troppo intorpidito per muoversi, cercava, a seconda della forma della sua stanchezza, di ritrovare la posizione delle proprie membra per dedurne la direzione della parete, la disposizione dei mobili, per ricostruire e dare un nome alla dimora in cui si trovava.

La memoria di sé, la memoria delle sue costole, delle sue ginocchia, delle sue spalle, gli presentava una dopo l’altra parecchie delle camere in cui aveva dormito […]. E, prima ancora che il mio pensiero, esitante sulla soglia dei tempi e delle forme, avesse riconosciuto l’abitazione accostando i dettagli, lui – il mio corpo – ricordava per ognuna il tipo di letto, la disposizione delle porte, l’esposizione delle finestre, l’esistenza di un corridoio, e insieme le cose che avevo pensato addormentandomi là e che ritrovavo al risveglio.


Marcel Proust, Dalla parte di Swann [1913], I, I, Roma, Newton Compton, 1990