In una manciata di millenni
l'uomo ha costruito la propria storia, l'ha voluta Civiltà; ha sviluppato la
propria dimensione psichica e comportamentale avvalendosi della complicità di
un animale che facendosi cavalcatura ne ha potenziato le doti fisiche: l'ha
fatto più alto, più veloce, più potente: l'ha fatto cavaliere.
Una linea di frattura ha
diviso l'umanità che ha potuto fare affidamento sui cavalli da quella che ha
dovuto farne a meno. Cavalcare ha modificato la forma mentale dell'uomo e l'Era
delle Macchine non è che lo stadio terminale di uno sviluppo abbastanza
cosciente da siglare cavallo\vapore l'unità di misura della potenza meccanica.
Era ieri e sembra preistoria.
Un buco nero da cui affiora
il vuoto. Come pestilenza un anonimo
delirio da contatto per connessione copia e incolla, scarica e mixa, propaganda
un vuoto di esperienza e conoscenza stipato di notizie ed intimità esibite.
Digitare. Invio.
Ai cavalli è rimasta la
dimensione sportiva, l'agonismo sfrenato, la selezione genetica; una funzione
alimentare sempre più osteggiata ma che permette la sopravvivenza di tipologie
e razze altrimenti scomparse o in via di estinzione. Quanti e quali disagi
dovrà curare l'ippoterapia?
Un teatro barbarico,
sodalizio di uomini cavalli e montagne, è ardua impresa. Doverosa per la
salvaguardia di una condizione umana non riducibile ad uno schermo sia pure
tridimensionale, fragrante e pieghevole. Necessaria anche se destinata al
fallimento.
Dei cavalli è la bellezza
delle forme e nel movimento. La storia dell'Arte lo dimostra e la Letteratura
certifica complessità e complicità del sodalizio uomo cavallo. I nostri cavalli
sono Maremmani e cavalli d'Appennino: cavalli da lavoro, da basto, da sella ,
da slitta; residuali di ondate barbariche migratorie, incroci da rimonte
militari e, adesso, materiale inconsapevole per progetti di salvaguardia tesi a
un miglioramento che li sta estinguendo o mostrificando.
Se li perdessimo ci
negheremmo alla memoria che possiede valenze futuribili, impoverendo i nostri
giorni. I nostri cavalli sono specchio in cui rimirarci, uno sguardo di luci ed
ombre. Il nostro teatro è racconto, visione, musica e canto, doma e monta
tradizionali; barbarico per definizione tende all'epica, vive nella luce del
sole scegliendo l'imbrunire e mentre calano le tenebre accende quel fuoco da
cui tutto è cominciato.