Ore 13.30. In un bar di Borgoforte dove abbiamo mangiato (...)
Rari i clienti, e il padrone si messo a raccontarci la storia di una contessa che s'era sposata con un generale dei corazzieri, “al tempo della prima guerra”, e venendo da Milano i due hanno avuto un “cattivo incidente d’auto” dove lui è morto, e dopo lei non ha mai voluto risposarsi. E da allora non ha mai voluto vendere i “prodotti da frutto” della campagna di suo marito; e i commercianti vanno a chiedere di comprare le sue pere e mele e noci, ma lei li cacia via “anche a male parole”. Però se ci sono dei bambini che vanno a rubargliele sugli alberi “lei stia pur sicuro che se la contessa li vede, si nasconde a guardarli e non dice niente, anzi è contenta".
Ascoltare una voce che racconta fa bene, ti toglie dall’astrattezza di quando sei a casa credendo di aver capito qualcosa “in generale” ed è come seguire gli argini di un fiume dove scorre qualcosa che non può essere capito astrattamente.
Gianni Celati, Verso la Foce, Feltrinelli 2011 pag. 57
Gianni Celati, Verso la Foce, Feltrinelli 2011 pag. 57