martedì 24 gennaio 2012

Verità e caricature


(...) A tavolino, lo scrittore lavorò per un’ora. Alla fine scrisse un libro che chiamò Il libro delle caricature. Non fu mai pubblicato, ma io lo vidi una volta e ne ebbi un’impressione incancellabile. C’era nel libro un pensiero centrale, molto singolare, che mi è sempre rimasto in mente. Quel pensiero mi ha permesso di capire molte persone e molte cose che prima non ero mai riuscito a capire. Il pensiero, naturalmente, non era espresso, ma una semplice esposizione di esso suonerebbe press’a poco così:

In principio, quando il mondo era giovane, c’erano molti pensieri ma non esisteva nulla di simile a una verità. Le verità le fabbricò l’uomo, e ogni verità fu composta da un grande numero di pensieri imprecisi. Così in tutto il mondo ci furono verità. Ed erano meravigliose.

Il vecchio aveva elencato nel suo libro centinaia di verità. Io non cercherò di riferirvele tutte. C’erano la verità della verginità e la verità della passione, la verità della ricchezza e quella della povertà, della modestia e dello sperpero, dell’indifferenza e dell’entusiasmo. Centinaia e centinaia erano le verità, ed erano tutte meravigliose. Poi veniva la gente. Ognuno appena compariva, si gettava su una delle verità e se ne impadroniva; alcuni, molto forti, arrivavano a possederne una dozzina contemporaneamente.

Erano le verità che trasformavano la gente in caricature grottesche. Il vecchio aveva una sua complessa teoria a questo proposito. Era sua opinione che quando qualcuno s’impadroniva di una verità, e diceva che quella era la sua verità e si sforzava di vivere secondo essa, allora costui si trasformava in una caricatura, e la verità che egli abbracciava, in una menzogna.

Da Sherwood Anderson “Racconti dell’Ohio” Einaudi, 2000