L'obiettivo della scrittura ad alta voce (in questo caso interpretazione) non è la chiarezza del messaggio, ma il teatro delle emozioni, ciò che essa cerca sono gli incidenti pulsionali, è il linguaggio tappezzato di pelle, un testo in cui si possa sentire la grana della gola, la patina delle consonanti, la voluttà delle vocali, tutta una stereofonia della carne profonda: l'articolazione del corpo, della lingua ... e faccia sentire nella loro sensualità il respiro, la rocaille, la polpa delle labbra, tutta la presenza del muso umano (che la voce, la scrittura, siano fresche, morbide, lubrificate, finemente granulose e vibranti come il muso di un animale) perché riesca a trascinare lontanissimo il senso e a gettare, per così dire, il corpo anonimo dell'attore dentro al mio orecchio: qualcosa granula, crepita, accarezza, gratta, taglia: è il godere del testo.
Roland Barthes Il piacere del testo, trad. Lidia Lonzi, Einaudi, Torino 1975, 1989.