(…) Se il tuo palazzo resta per te sconosciuto e inconoscibile, puoi tentare di ricostruirlo pezzo a pezzo, situando ogni calpestio, ogni colpo di tosse in un punto dello spazio, immaginando intorno a ogni segno sonoro pareti, soffitti, impianti, dando forma al vuoto in cui i rumori si propagano e agli ostacoli contro cui urtano, lasciando che siano i suoni stessi a suggerire le immagini. Un tintinnio argentino non è solo un cucchiaino che caduto dal sottocoppa in cui era in bilico ma è anche un anglo di tavola coperto da una tovaglia di lino con frangia di pizzo, rischiarata da un’ampia vetrata su cui pendono rami di glicine; un tonfo soffice non è soltanto un gatto che è balzato su un topo ma è un sottoscala umido di muffa, chiuso da tavole irte di chiodi.
Il palazzo è una costruzione sonora che ora si dilata ora si contrae, si stringe come un groviglio di catene. Puoi percorrerlo guidato dagli echi, localizzando scricchiolii, stridori, imprecazioni, inseguendo respiri, fruscii, borbottii, gorgogli.
Il palazzo è il corpo del re. Il tuo corpo ti manda messaggi misteriosi, che tu accogli con timore, con ansia.
(…) Il palazzo è un ordito di suoni regolari, sempre uguali, come il battito del cuore, da cui distaccano altri suoni discordanti, imprevisti, Sbatte un aporta, dove? Corre qualcuno per le scale, s’ode un grido soffocato. Passano dei lunghi minuti di attesa. Un fischio lungo e acuto risuona, forse da una finestra della torre. Risponde un altro fischio, dal basso. Poi, silenzio.
C’è una storia che lega un rumore all’altro? Non puoi fare a meno di cercare un senso, che forse si nasconde non nei singoli rumori isolati ma in mezzo, nelle pause che li separano. E se c’è una storia, è una storia che ti riguarda.
da "Un re in ascolto" di Italo Calvino - I. Calvino Sotto il Sole Giaguaro, Mondadori, 2000