lunedì 25 luglio 2011

Geografia della vita

Non si può esplorare dall'alto. Se si potesse esplorare dall'alto la vita sarebbe molto semplice […]. Quando moriamo conteniamo una ricchezza di amanti e di tribù, di sapori che abbiamo inghiottito; di corpi in cui ci siamo immersi ed abbiamo nuotato, come in fiumi di saggezza, di personaggi su cui ci siamo arrampicati come su alberi, di paure in cui ci siamo nascosti come dentro caverne. Spero che tutto ciò sia segnato sul mio corpo quando sarò morto. Credo in questa cartografia, nell'essere segnati dalla natura, non soltanto per darci un nome su una carta geografica, come i nomi dei ricchi scolpiti sugli edifici. Siamo storie comuni, libri comuni. [...] Tutto ciò che desideravo era camminare su una terra che non aveva carte geografiche.

Ondaatje M., Il paziente inglese, Garzanti, Milano, 1993.