mercoledì 25 maggio 2011

Stupore

Forse si tratta di fondare finalmente la nostra propria antropologia: quella che parlerà di noi, che andrà cercando dentro di noi quello che abbiamo rubato così a lungo agli altri.
Non più l’esotico, ma l’endotico.
Interrogare quello che ci sembra talmente evidente da averne dimenticato l’origine.
Ritrovare qualcosa dello stupore che potevano provare Jules Verne o i suoi lettori di fronte a un apparecchio capace di riprodurre e trasportare i suoni.
Perché è esistito, questo stupore, e con esso, migliaia di altri, che ci hanno plasmato.
Ciò che dobbiamo interrogare, sono i mattoni, il cemento, il vetro, le nostre maniere a tavola, i nostri utensili, i nostri strumenti, i nostri orari, i nostri ritmi. Interrogare ciò che sembra aver smesso per sempre di stupirci.
Viviamo, certo, respiriamo, certo; camminiamo, apriamo porte, scendiamo scale, ci sediamo intorno a un tavolo per mangiare, ci corichiamo in un letto per dormire. Come? Dove? Quando? Perché?
Georges Perec, L'infra-ordinario, Torino, Bollati Boringhieri 1994