mercoledì 13 aprile 2011

Filosofie, atmosfere e metafore

Wolf approfittò dell’assenza di Christie per avvicinarsi alla libreria che l’aveva già incuriosito. La prima cosa ad attirare la sua attenzione fu un’edizione dell’Hydriotaphia ossia “Il seppellimento nelle urne” di Sir Thomas Browne. Egli tolse questo libro dallo scaffale, e lo sfogliava distrattamente quando rientrò la ragazza con in mano un bicchiere di chiaretto.
Rimettendo il volume al suo posto in fretta, e alzando il vino alle labbra, non potè resistere alla voglia di commentare alcuni degli altri più impegnativi volumi che si trovavano nella libreria. “Vedo che lei legge Leibniz, Signorina Malakite,” disse. “Non trova quelle sue «monadi» di difficile comprensione? Vedo anche che ha per di più Hegel. Mi sono sempre sentito molto attratto da lui – nonostante sarei in imbarazzo se dovessi dire il perché.” Si rimise a sedere sulla sedia di vimini, con il bicchiere di vino in mano.
“Lei si diverte con la filosofia?” aggiunse, guardandola sornione ma amichevole. I suoi sopraccigli folti si contrassero, e i suoi occhi divennero stretti e piccoli. Christie si sedette vicino a lui sul sofa e, pensierosa, spianò con le mani la sua gonna marrone. Fu evidente la sua ansia di rispondere a questa domanda importante con la dovuta meticolosità […] “Non capisco la metà di quello che leggo,” esordì, parlando con estrema precisione. “Tutto ciò che so è che ognuno di quei libri vecchi ha per me la proprio atmosfera.” “Atmosfera?” chiese Wolf. “Suppongo che sia buffo parlare in questo modo,” continuò Christie, “ma tutte quelle strane astrazioni non-umane, come la «sostanza» di Spinoza, e le «monadi» di Leibniz, e le «idee» di Hegel, non rimangono dure e logiche per me. Sembrano sciogliersi.” Si fermò e guardò Wolf con un sorriso, come per scusare la sua pedanteria estrema. “Cosa intende per «sciogliersi»?” egli mormorò. “Intendo quello che dico,” rispose, con un tocco di fastidio, come se l’atto di pronunciare le parole le fosse difficile e lei aspettasse che il suo interlocutore fosse in grado di cogliere il loro significato a prescindere. “Intendo che esse diventano ciò che io chiamo «atmosfera».” “Il tono del pensiero che le aggrada di più, suppongo?” egli suggerì. Christie lo guardò come se egli avesse lanciato un bastone alla bolla di sapone che lei stava soffiando. “Mi dispiace di essere così incapace di esprimere me stessa,” disse. “Non credo di pensare per niente alla filosofia in termini di «verità».” “Come la concepisce, allora?” Christie Malakite sospirò: “Ce ne sono così tante!” mormorò. “Così tante?” “Così tante verità. Ma lei non deve farsi problemi nel seguire i miei modi goffi di mettere le cose, Signor Solent. “La sto seguendo con il massimo interesse,” disse Wolf.

“Ciò che sto cercando di dire è,” proseguì, buttando fuori le parole quasi con ferocia, “io concepisco ciascuna filosofia, non come la «verità», bensì solo come un particolare paese, in cui posso viaggiare – paesi con la loro luce peculiare, i loro edifici gotici, i loro tetti inclinati, i loro viali alberati – ma temo di annoiarla con tutto questo!” “Vada avanti, per l’amor del Cielo!” implorò. “È esattamente ciò che voglio sentire.” “Voglio dire, si tratta del modo di sentire le cose,” spiegò, “quando si sente la pioggia fuori dalla finestra mentre stai leggendo un libro. Mi capisce? Oh, non riesco a metterlo in parole! Quando ti viene quella subitanea sensazione della vita che sta procedendo fuori, anche lontano da dove stai seduto … in tratti vasti di paesaggio, come se stessi viaggiando in una carozza e tutte le cose che passavi fossero la vita stessa: i parapetti dei ponti con le foglie morte che li coprono, gli alberi agli incroci, le inferriate dei parchi, le luci delle lampade riflesse nei laghetti … non intendo, ben inteso, che la filosofia è identica alla vita …ma – non vede ciò che intendo?” Si fermò con un gesto di stizza. Wolf si morse la labbra per sopprimere un sorriso. In quel momento fu quasi disposto a coccolare la piccola figura nervosa davanti a lui. “Io so perfettamente ciò che intende,” disse alacramente. “La filosofia per lei, e anche per me stesso, non è affatto scienza! È piuttosto la vita stessa, purificata ed esaltata. È l’essenza della vita colta in volo. È la vita incorniciata, incorniciata dalla finestra di una stanza … di una carozza … dagli specchi … nei nostri momenti di malinconia … quando alziamo gli occhi da un libro coinvolgente … nei nostri sogni a occhi aperti – certo che io so perfettamente ciò che intende!”
Christie si spostò sul sofà e girò la testa in modo tale che lui potesse vedere solo un profilo delicato del suo viso, un profilo che, in quella posizione particolare gli sovvenne un ritratto del filosofo Cartesio!

John Cowper Powys (1872-1963) Wolf Solent (1929) [dal capitolo 5]ed. orig.: Jonathan Cape, Londra tr. it. R. Davies  http://www.unibg.it/