Ho
imparato che il mondo degli uomini così com’è oggi è una burocrazia. È una
verità ovvia, certo, per quanto ignorarla provochi grandi sofferenze. Ma ho
anche scoperto, nell’unico modo in cui un uomo impara sul serio le cose
importanti, la vera dote richiesta per fare strada in una burocrazia. Per fare
strada sul serio, dico: fai bene, distinguiti, servi. Ho scoperto la chiave. La
chiave non è l’efficienza, o la rettitudine, o l’intuizione, o la saggezza. Non
è l’astuzia politica, la capacità di relazione, la pura intelligenza, la
lealtà, la lungimiranza o una qualsiasi delle qualità che il mondo burocratico
chiama virtù e mette alla prova. La chiave è una certa capacità alla base di
tutte queste qualità, più o meno come la capacità di respirare e pompare il
sangue sta alla base di tutti i pensieri e le azioni. La chiave burocratica
alla base di tutto è la capacità di avere a che fare con la noia. Di operare
efficacemente in un ambiente che preclude tutto quanto è vitale e umano. Di
respirare, per così dire, senz’aria. La chiave è la capacità, innata o
acquisita, di trovare l’altra faccia della ripetizione meccanica, dell’inezia,
dell’insignificante, del ripetitivo, dell’inutilmente complesso. Essere, in una
parola, inannoiabile. Ho conosciuto, tra il 1984 e l’85, due uomini così. È la
chiave della vita moderna. Se sei immune alla noia, non c’è letteralmente nulla
che tu non possa fare.
David Foster
Wallace, Il re pallido, Einaudi, 2011