“L’Italia
è una repubblica democratica fondata sul lavoro”: ma bravi! Dicesse almeno
sulla bontà, sull’intelligenza o che so io. Sul lavoro: che non è neppure un
che ma un mezzo e per di più un mezzo inteso come indispensabile (benché non
sia punto vero). Come dire: l’uomo è un essere fondato sulla necessità di
mangiare e su quella di andare al gabinetto. Fondata su un mezzo
indispensabile, cioè sulla schiavitù (e di fatto…)! Beh, ciò che i primi
legislatori intendono lo capisco perfino io, che chiudo la mia mente alle
bestialità pubbliche, ma non potevano essi almeno risparmiarci una tale stolta
formulazione? “L’Italia è una repubblica democratica”, non sarebbe stato fin
troppo, ahi quanto troppo? E i posteri? figuriamoci le loro risate: codesti
nostri beneamati progenitori non avevano nulla di più nobile su cui fondare le
loro repubbliche? (Anche se non saranno meno stolti nel redigere le
costituzioni delle loro re-private)… Questa della Costituzione italiana è
davvero la formula riassuntiva di alcune sciagurate ideologie. E del resto i
magni si mettano d’accordo con se medesimi, poiché in pari tempo predicano la
dignità del lavoro e, più esplicitamente, la redenzione da esso: donde si
ricava ciò che tutti sanno, che il lavoro è cosa di per sé indegna.
Tommaso Landolfi, Rien Va Biblioteca Adelphi 1998, 2ª ediz. Letteratura italiana