martedì 4 novembre 2014

Ogni palla, una decisione

Il primo a dirmelo è stato un amico che faceva il maestro di tennis quando avevo vent’anni. Per giocare bene a tennis non bisogna essere troppo intelligenti. E’ stata una specie di rivelazione a cui ho continuato a pensare. Ma come, essere intelligenti non è sempre un vantaggio? La sua spiegazione era convincente eppure non riuscivo a capacitarmi che l’intelligenza potesse essere un ostacolo. 
Invece è proprio così. Sentite che ne dice un campione come Andre Agassi: “Pensare è il peccato capitale. Pensare, così la vede mio padre, è la causa di tutti i mali, perché pensare è il contrario di fare. Quando papà mi scopre a pensare, a sognare a occhi aperti, sul campo da tennis, reagisce come se mi avesse sorpreso a rubare dal suo portafoglio. Spesso mi chiedo come si faccia a smettere di pensare. Mi domando se mio padre mi grida di smettere di pensare perché sa che sono un pensatore per natura. O sono stati tutti i suoi strilli a fare di me un pensatore?” (…)
Torturato fin da quando era piccolissimo da un padre dispotico e ossessivo che gli impedisce di vivere una vita normale, il piccolo Andre non può giocare con i fratelli o gli altri bambini. Il padre lo obbliga a giocare nel campo da tennis che lui stesso ha costruito nel giardino della loro casa, circondata dal deserto, alla periferia di Las Vegas. Il tennis è uno sport maledettamente solitario” scrive Agassi: “Di tutti gli sport praticati da uomini e donne, il tennis è il più simile all’isolamento carcerario, il che porta inevitabilmente a parlare da soli”.
(…)
Ma (…)  E’ vero che per giocare bene a tennis bisogna essere stupidi? Agassi lo impara a sue spese nelle competizioni internazionali: “Mi supplico di non pensare a quello che può succedere. Non pensare, Andre. Spegni il cervello”. Oppure si trova a invidiare il suo più ostico avversario, Pete Sampras per la sua ottusità e per la sua “straordinaria mancanza di ispirazione”.
Per lui invece “milioni di palle” corrispondono a “milioni di decisioni” e già in questo c’è qualcosa che non va perché pensare ti rallenta. Per vincere devi essere puro istinto, una specie di automa, proprio come il drago sputapalle contro cui si allenava da bambino.
D’accordo, ma Agassi che per 21 anni è stato un numero uno, andando ben oltre quello che un campione può fare, sembra essere proprio la dimostrazione del contrario. E’ grazie alla sua straordinaria intelligenza che è riuscito a vedere i difetti dei suoi avversari e a giocare sfruttandoli a suo vantaggio: il suo gioco era frutto di una mente raffinatissima e allenata.

Tra una palla e l’altra lui si è fatto mille domande su se stesso e il senso della vita, mentre stava nel pieno della tensione tra vincere e perdere. Il segreto del suo successo non è forse in quelle milioni di palle che erano altrettante decisioni? Quelle palle sono state davvero rallentate dal pensiero o potenziate dall’intelligenza che le muoveva? Che ne dici di questo Andre? Voi che ne dite? La questione è da meditare.

Tiziana Zita, Per giocare bene a tennis bisogna essere stupidi 

Open di Andre Agassi  Post Pubblicato il 30 settembre 2014


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