sabato 30 ottobre 2010

L'arciere più bravo del mondo

C'era una volta l'arciere più bravo del mondo.
Non c'era gara che non vincesse, sia che fosse ad occhi chiusi oppure contro bersagli così lontani da diventare poco più grandi di una mosca.
Stanco di non riuscire a trovare avversari alla propria altezza decise di mettersi in viaggio per trovare qualcuno con cui confrontarsi.
Dopo giorni e giorni e giorni di viaggio arrivò ad una cascata, e quale non fu il suo stupore quando vide un bersaglio collocato proprio sotto le rapide, e una freccia conficcata al suo centro.
Procedette, e mentre si guardava in giro vide un altro bersaglio, nascosto tra le fronde di un albero. E anche lì, al suo centro, una freccia. Sicuramente chi l'aveva centrato doveva essersi messo caposotto per colpirlo!
Continuando a camminare si trovò nei pressi di un paese, e mentre passava accanto al mulino vide un altro bersaglio tra le sue pale che giravano nel fiume. Anche lì una freccia era piantata al suo centro, salda mentre entrava e usciva dall'acqua.
L'arciere fermò allora un uomo che trainava un carretto lungo la strada, chiedendogli se sapeva indicargli la casa dell'uomo che aveva tirato quelle frecce. Ricevette in cambio un sorriso, e un gesto che indicava una casa poco lontana.
Con l'arco a tracolla bussò alla porta, ma quando questa si aprì non c'era nessuno davanti ai suoi occhi. Abbassato lo sguardo si trovò di fronte una bambina.
'Io sono l'arciere più bravo del mondo, sto viaggiando da lungo tempo alla ricerca di qualcuno che sia alla mia altezza per poterlo sfidare. Venendo in questo paese ho visto frecce conficcate in posti impensabili, e vorrei gareggiare con tuo padre'.
'Io non ho padre', rispose la bambina.
'Ma mi hanno detto che l'arciere che ha scoccato quelle frecce abita in questa casa', fece l'arciere.
'Vivo solo io qui. Sono io che le ho tirate'.
'Tu? Mi potresti fare vedere come? Alcuni bersagli sono in posti che nemmeno io riuscirei a raggiungere!'
La bambina, allora, prese il proprio arco e condusse l'arciere in un boschetto che cresceva ai margini del paese.
Lì si fermò, prese una freccia, e la incoccò, puntando l'arco verso il candido tronco di una betulla che cresceva lì vicino. La freccia volò, e andò a piantarsi quasi alle radici dell'albero, tra una chiazza scura del tronco e il muschio che vi cresceva a fianco. Allora la bambina posò l'arco e si avvicinò all'albero, si chinò a terra e trasse fuori dalla tasca una scatoletta. La aprì, e coi gessetti colorati che vi stavano dentro cominciò a dipingere un bersaglio intorno alla freccia.

Così fanno le storie: si scagliano come frecce, e poi dove cadono costruiscono mondi interi.

Storia raccolta e narrata da Ilaria Mezzogori