Anche se molte delle
cose di cui ci serviamo sono diventate immateriali, invisibili, o digitali, le
chiavi continuano a essere uno strumento indispensabile per la nostra vita
pratica. L’elenco di quelle che possediamo è ampio: casa, seconda casa,
macchina, ufficio, cassetta della posta, lucchetto della bicicletta, ecc. Non
si vedono in giro, salvo negli hotel, le nuove chiavi elettroniche, con
password o mezzi d’identificazione personale.
L’oggetto che resta
fondamentale per il loro uso è l’anello portachiavi. Si tratta di uno strumento
che tutti usano, ma nessuno vede. È probabilmente il più umile oggetto che
utilizziamo ogni giorno. Composto di un doppio giro in metallo, prodotto ingegneristico
geniale, è costituito da una spirale d’acciaio con due spire chiuse una sull'altra. In apparenza sembra un anello chiuso, in realtà, come tutti sanno,
si può aprire forzando la spirale, aprendola appena, per inserire una nuova
chiave o estrarne una. Non presenta nessun meccanismo, né parti mobili, e la
sua maggior qualità è l’elasticità.
Gli studiosi di oggetti reputano che la
tecnologia per realizzare l’anello a spirale sia stata prodotta centinaia di
anni fa, mentre l’oggetto in uso oggi è più recente, ed è entrato nel mercato
negli Anni Settanta del XX secolo sostituendo la catenella a pallini di metallo
utilizzata sino a quel periodo. Non c’è oggetto che possa gareggiare con
l’anello portachiavi per essenzialità e persino eleganza. Si trova in vendita
nelle ferramenta a pochi centesimi, o al massimo a un euro, a seconda del tipo
di metallo o della sua grandezza.
Quelli comunemente in
circolazione contengono cinque o sei chiavi, cui, nel caso di mazzi più ampi,
vengono agganciati altri anelli più piccoli. Nel tempo l’anello è diventato il
supporto di gadget pubblicitari o turistici, souvenir e portachiavi
promozionali, ma restando sempre quasi invisibile. Lo troviamo inserito nel
moschettone in ottone d’origine marinara, di moda negli Anni Settanta e
Ottanta, o in quello più tecnico usato in montagna che ancora si vede in giro.
Come ha scritto un esperto di tecnologia, il piccolo e banale anello è il
custode di una parte consistente della nostra vita, garantendo l’accesso sicuro
a luoghi chiusi, dall'auto alla casa, dalla cantina al garage.
In quanto
oggetto di design non ha autore e rientra in quello che Munari definiva il
design anonimo. Come molte altre cose importanti, non è coperto da copyright.
Perfetto.
Marco Belpoliti La Stampa 22/07/2013