Non poteva esserci immagine più eloquente di questa fotografia per
descrivere il tavolo di Giulio Paolini: una visione perfettamente prospettica,
con il punto di fuga centrale, sottolineato dalle linee della lampada e dei
termosifoni, che trascina vertiginosamente il nostro sguardo al centro del
tavolo. Come in Disegno geometrico, la sua prima opera da cui derivano tutte le
successive, la squadratura geometrica rappresenta, o meglio “presenta”, il
quadro che contiene tutti i possibili quadri. A ben guardare la foto, la
squadratura e la visione prospettica sono presenti anche nei disegni appoggiati
in ordine sparso sul piano di lavoro, come a voler suggerire un
rispecchiamento, una doublure tautologica del nostro guardare che raddoppia lo
spazio reale nello spazio rappresentato.
Lo scrittore, dice Italo Calvino nella sua introduzione al primo libro di
Paolini, Idem, ammira molto il pittore nel suo sforzo per arrivare a
un’impersonalità assoluta, ma lo fa comunque sempre attraverso un accenno
all’autobiografia, all’autoritratto. Anche qui la presenza del pittore si
percepisce dalla seggiola lasciata vuota, in bilico tra l’esserci e il non
esserci, in quel frammento sospeso di tempo e di spazio che riempie il dubbio
di Un autore che credeva di esistere.
Ma il pittore è anche ironico e, con pudore, tende a non prendersi troppo
sul serio, si sente un po’ Buster Keaton perso nella contemplazione delle
stelle, o meglio come uno spettatore della vita e del mondo che osserva le
opere di un museo o il paesaggio fuori dalla finestra, come sembrano suggerirci
le immagini che come indizi sono raccolte sul suo leggio.
Discretamente e in silenzio, la regola e la squadra sono poggiati lì come
per caso, sul lato del tavolo, strumenti del mestiere pronti ad un nuovo
tentativo del pittore di affermare quel che Calvino aveva definito una
“totalità a cui nulla si può aggiungere e insieme potenzialità che implica
tutto il dipingibile”.
Dal 29 novembre 2013 al 9 marzo 2014 il MACRO presenta la mostra Giulio Paolini. Essere o non essere, prodotta con la
Whitechapel Gallery di Londra, dove proseguirà in una versione ampliata nel
luglio 2014.