Il Trattato è altresì una delle opere più importanti di tutto il
pensiero occidentale. Spinoza fu il primo a sostenere che la Bibbia non
rappresentava letteralmente il Verbo di Dio ma era piuttosto un frutto
letterario dell’ingegno umano; che la «vera religione» nulla aveva a che fare
con la teologia, le cerimonie liturgiche o i dogmi settari, ma era costituita
unicamente da una semplice regola morale: «ama il prossimo tuo»; che alle
gerarchie ecclesiastiche non spettava alcun ruolo di gestione di uno Stato
moderno.
Egli ribadiva inoltre che la «divina provvidenza» non era altro che
l’insieme delle leggi di natura; che i miracoli (intesi come infrazioni
all’ordine naturale delle cose) erano impossibili e che la fede in essi era
solamente l’espressione della nostra ignoranza sulle vere cause dei fenomeni;
che i profeti del Vecchio Testamento erano semplici individui come tanti altri,
i quali, seppure dotati di qualità etiche superiori, possedevano anche
un’immaginazione particolarmente fervida. I capitoli del Trattato dedicati alla
politica rappresentano il più accorato appello alla tolleranza (soprattutto
alla «libertà di filosofare» senza subire interferenze da parte delle autorità)
e alla democrazia che sia mai stato scritto.
Steven Nadler, Un libro forgiato all'inferno. Lo scandaloso Trattato di
Spinoza e la nascita della secolarizzazione, traduzione di Luigi Giacone,
Torino, Einaudi 2013.