Conta trovare una
verità che sia verità per me, trovare l'idea per cui io voglia vivere e morire.
E a che mai gioverebbe escogitare una cosiddetta verità oggettiva, misurarmi
coi sistemi dei filosofi e poterli passare casomai in rassegna sì da poter svelare
incoerenze entro ogni singola sfera? A che mi gioverebbe poter sviluppare una
teoria politica e dai vari pezzi raccattati ovunque combinare una totalità,
costruire un mondo in cui a mio turno non vivrei, ma che terrei semplicemente
esposto alla vita altrui? A che mi gioverebbe poter sviluppare il significato
del cristianesimo, poterne spiegare tanti singoli fenomeni, se non avesse
qualche significato più profondo per me stesso e per la vita mia? (...) Non
voglio negare no che ammetto ancora un imperativo della conoscenza e che
mediante essa si possa anche agire sugli uomini, ma allora dev'essere assunta
viva in me, ed è questa che ora riconosco come l'essenziale
Sören Kierkegaard
"Dalle carte di uno ancora in vita,
edite contro il suo volere da Sören Kierkegaard", a cura di Dario Borso, Morcelliana