Cosa sta
accadendo?
Una crescente e
oppressiva inquietudine ha accompagnato questa estate: la confusa percezione
che qualcosa stia accadendo di cui generalmente sfugge il senso e l’entità.
Su questa parte
del mondo che ci appare la più protetta, logorata tuttavia da un malessere da
cui non si vede uscita, si riversano, lungo le vie mediatiche da cui il
villaggio planetario è attraversato, immagini feroci di guerra.
Contemporaneamente, sulle spiagge che di questo nostro mondo segnano il
confine, lungo un mare che torna a essere metafora dell’ignoto, a riversarsi
sono persone in carne ed ossa, come a testimoniare la realtà di orrori da cui
ci sentiamo al momento risparmiati.
Una terza
guerra mondiale a pezzi, ha detto il Papa, dando nome a ciò che nessuno osava
nominare. Consentendo così a ciascuno di misurarsi con l’incommensurabile.
Quel che si può
dire è che storie diverse, con radici che talora affondano nei secoli, si sono
messe simultaneamente in moto, e la loro compresenza, sulla scena di questo
nostro tempo, contribuisce a dar forma all’enigma che lo avvolge. Cosa ha in
comune l’inestinguibile conflitto israelo-palestinese con l’apparente follia di
chi ha proclamato il Califfato? E con l’impensabile confronto diretto tra
Occidente e Russia in Ucraina? A cent’anni dalla prima guerra mondiale, una
nuova contesa si è aperta per il dominio planetario? E, se sì, chi sta
combattendo e contro chi?
Oppure si
tratta di una guerra di diverso tipo, per lo più invisibile, dentro la quale
siamo già da tempo? Di cui la crisi economica è parte, come quella educativa, e
anche la bioetica? Non sarà che le distruzioni che vediamo altrove si consumano
anche qua, sebbene in altra forma?